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giovedì 20 febbraio 2014

NON VOGLIAMO LE COMPAGNIE PETROLIFERE! - Una comunità italiana dice NO al gasdotto

di Emma Hughes di Platform UK. Traduzione a cura di Maria Stefanizzi

Alessandro Mancini mentre parla sbatte la mano su di un tavolo quadrato in legno. Sono seduta in una calda cucina a parlare di gasdotti con Alessandro e sua moglie Maria. La coppia si è trasferita in Puglia 3 anni fa dalla Danimarca – paese natìo di Maria. La famiglia Mancini, con i 2 figli adolescenti, ha cambiato completamente il suo stile di vita per poter tornare in una terra che Alessandro conosceva sin dalla sua infanzia; hanno lasciato in Danimarca un'attività ben avviata per dedicarsi all’agricoltura biologica. La coppia ha un terreno di 13 ettari che usa per coltivare cicoria, insalata, melanzane, pomodori che poi rivende alla gente del posto ed ai turisti durante la stagione estiva. Hanno anche 200 alberi d’ulivo (pochi se si pensa che buona parte dei proprietari ne possiede almeno 1000)che usano per produrre olio d’oliva - gli scarti della lavorazione delle olive sono usati per scaldare la casa.
I Mancini fuori dalla loro casa
A Maria e Alessandro piacerebbe tanto avere una turbina eolica per produrre l’energia di cui hanno bisogno, ma i costi sono proibitivi – come d’altra parte lo sono per buona parte dei loro concittadini. Questo è un posto dove la gente non ha o, non ha bisogno di molti soldi per vivere.
Buona parte della gente pensa a vivere dignitosamente, non ad accumulare ricchezze. Le case non hanno riscaldamento visto che la gente usa bruciare legna o scarti della lavorazione delle olive per riscaldarsi in una zona dove l’inverno è breve e mite. Questo evita alla gente di spendere grosse cifre per il riscaldamento, mentre l’elettricità resta una delle spese più importanti. L’ambizione di Alessandro di liberarsi dalle fonti fossili e dalle esorbitanti tariffe praticate dalle compagnie energetiche sono cose di cui ho sentito molto parlare nel giro di pochi giorni.
Ho incontrato Maria e Alessandro 2 settimane fa quando sono arrivata da Londra nel comune di Melendugno nell’Italia meridionale. Questo insieme di città e frazioni ha, negli ultimi 3 anni, organizzato silenziosamente una ferma ed impressionante resistenza ad una parte di una immensa infrastruttura – il gasdotto Euro-Caspian Mega Pipeline. Il gasdotto, se costruito, percorrerà più di 4000km partendo dalle coste dell’Azerbaijan sul mar Caspio, passando per Georgia, Turchia, Grecia, Albania, attraversando il mare Adriatico, per approdare nella località di San Foca nel comune di Melendugno. La cosa non finisce qui perché il gas verrà pompato, attraverso un altro gasdotto, dal sud al nord Italia.
Platform UK nell’ultimo anno ha osservato il progetto “Euro Caspian Mega Pipeline” ed ha incontrato gli attivisti di ”Azerbaijani democracy” che ci hanno raccontato che il petrolio ed il gas della nazione sono stati usati per rafforzare la posizione del repressivo dittatore Ilham Aliyev. I cittadini di Melendugno su questo sono avanti rispetto a noi – hanno iniziato ad organizzarsi contro questo gasdotto tre anni fa.
Ma la loro storia inizia ancora prima, con la costruzione di una centrale di smaltimento rifiuti (Ecolio) a Melendugno. L’impianto arrivò senza preavviso e senza alcuna autorizzazione da parte della comunità locale. Un imprenditore comprò un pezzo di terra ed improvvisamente sbucò l’impianto. Quando la comunità si rese conto di quello che stava accadendo era oramai troppo tardi. L’episodio sconcertò la popolazione al punto da convincerla che qualsiasi nuovo progetto sarebbe stato attentamente valutato prima della sua realizzazione. Molta gente del posto ha amici che vivono nella vicina città di Brindisi dove sorge una centrale a carbone che crea grossi danni alla salute della popolazione.



Tracciato on-shore di TAP
Quindi quando nel 2010 un abitante del posto scoprì che Trans-Adriatic Pipeline (TAP) – un segmento cruciale del gasdotto Euro-Caspian Mega Pipeline – sarebbe approdato proprio in zona, si formò rapidamente un gruppo per analizzare cosa questo progetto avrebbe comportato. Inizialmente il gasdotto doveva approdare a Brindisi, ma nel 2010 si decise di cambiare destinazione preferendo la meno sviluppata Melendugno. La comunità scoprì inoltre che TAP non era l’unico progetto ad interessare la zona ma che nella vicina Otranto, distante pochi chilometri, sarebbe arrivato il gasdotto della Poseidon Oil. Mentre i dettagli su Poseidon sono molto scarni (non si sa neanche da dove arriverà l'approvvigionamento) è invece chiaro che la Puglia è stata destinata, dalle compagnie energetiche, ad approdo per gasdotti. La gente del posto è riuscita a far rigettare il progetto Poseidon per ben due volte, ma ha dovuto spostare l’attenzione su TAP, dal momento che a migliaia di chilometri di distanza, sia il regime di Aleyev che BP hanno deciso che bisogna portare il gas in Europa. Diverse piccole associazioni attive sul territorio (reAzione, Tramontana) si sono unite per formare il Comitato No TAP – alcune erano associazioni ambientaliste, altri erano gruppi politici ed altri erano gruppi di cittadini. Il risultato? Un gruppo di persone ben organizzato che non solo è fermamente contrario ad un progetto energetico di origine fossile ma allo stesso tempo cerca delle soluzioni alternative.
Le parole di Maria Mancini:
E’ pazzesco, non c’è logica in tutto questo. Rovinerà il paesaggio e la gente. La gente che vive qui non vuole questo progetto. Ce lo rifileranno perché non siamo abbastanza ricchi e forti da farci ascoltare quando diciamo di no.”

Forse non è ricca, ma la gente di Melendugno è dannatamente organizzata. Hanno già prodotto un'obiezione alla valutazione d’impatto ambientale (VIA), un documento di 80 pagine in cui si evidenziano i vari problemi derivanti dall’impatto di queste compagnie sul territorio. BP, Aliyev e il consorzio TAP non riusciranno a fare indisturbati i propri comodi in questo meraviglioso scorcio d’Italia.

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