Pagine

lunedì 24 febbraio 2014

CHE COSA SUCCEDE NEL CANALE DI OTRANTO?



di Gianluca Maggiore

Ormai siamo in molti a chiederci che cosa sta succedendo tra punta Cassano e lo specchio di mare

Una delle funzioni del comitato è proprio questa, fare chiarezza dove non ce n’è.
Partiamo dall'inizio, dalla base autorizzativa che dovrebbe permettere a TAP di effettuare l'attuale ciclo di prospezioni.

In data 13/02/2014 la CP di Otranto emana un’ ordinanza che autorizza “AI SOLI FINI DELLA SICUREZZA IN MARE” la Nautical Tide e la Odin finder ad eseguire delle operazioni inerenti l'iter della VIA per progetto TAP. Come indicato nell'art.4 dell'ordinanza, la stessa non esime i richiedenti dal munirsi di altre autorizzazioni previste dalle normative ed inoltre, l'ordinanza, impone nell'art.1 un limite minimo di 400m di distanza dalla costa per l’esecuzione di tutte le operazioni.
A nostro parere e dei legali che ci seguono, la Nautical Tide, per la natura delle prospezioni da eseguire (carotaggi fino a 30m nel fondale), dovrebbe ottenere permessi molto più complessi di una semplice ordinanza ai soli fini della sicurezza.
Nell'ordinanza è anche inserita (allegato 1-2) la cartina con la stretta fascia in cui le 2 unità sono autorizzate a lavorare, praticamente in un corridoio nello specchio di mare di fronte San Foca.
Con qualche giorno di ritardo, anche a causa delle lamentele del primo cittadino di Melendugno indirizzate alla  CP di Otranto, le prospezioni hanno inizio, con il comitato che, tramite l'AIS (Automatic Identification System) tiene sotto controllo i movimenti delle unità interessate.
Il primo intoppo avviene la sera di venerdì 21 febbraio: tutte e due le navi simultaneamente spariscono dagli schermi della versione libera dell'AIS (http://www.marinetraffic.com ). Da questo momento in poi è il caos.

Più cittadini, che vivono  o frequentano abitualmente San Foca,  iniziano a segnalare l'avvicinarsi delle navi alla costa, soprattutto la Nautica Tide ed in rete, cominciano a circolare foto inquietanti di questo gigante  di 75m a poca distanza dai famosi scogli che circondano “San Basilo” e la “Caciulara”- così sono denominate, dagli abitanti del luogo, le piccole spiagge antistanti il corridoio autorizzato-.

La Nautical Tide dà bella mostra di sé a tutti gli avventori che si cimentano in decine e decine di scatti. Secondo la CP  tutti in allucinazione collettiva, perché la nave rispetta i limiti imposti, ma su questo i dubbi alzati dalle foto sono veramente tanti.
Ma lasciamo la Nautical Tide in tutta la sua smisurata evidenza e cerchiamo invece la Odin Finder: ma dove è finita?! Ci aveva trasmesso l’ultimo segnale puntando il largo a più di 10Mn da San Foca, e lì noi pensavamo che fosse, al largo, rispettosa dell'ordinanza e della sicurezza!
Fra sabato e domenica si sprecano gli scatti artistici del gigante di lamiera e della sua trivella incastonato fra Punta Cassano e San Foca, la Nautical Tide è a lavoro e, secondo alcuni, le vibrazioni si avvertono anche dalla terra ferma.
La rete viene inondata di foto, anche noi del comitato siamo stati colti dalla “febbre da turismo industriale”, cercando di carpire i segreti della nave. La vicinanza è tale che sembra quasi si possa colpirla con un sasso, ma tanto nessuno ci crede, “allucinazione collettiva”.
Lasciata la vena poetica, drammaticamente non supportata da dati AIS, dato che le unità hanno comunicato un’ avaria 2 giorni prima, torniamo lontani da San foca e pensiamo quanto sono sfortunati questi di TAP. Entrambi i mezzi marittimi subiscono un guasto all'AIS contemporaneamente, e qui, un attento operatore della CP che segue e verifica le operazioni, potrebbe dire ”ma cosa mi dici mai?”(cit. topo Gigio).
Delusi dall'impossibilità di registrare i movimenti, lunedì 24 diamo uno sguardo allo schermo, certi di trovarlo sgombero ed invece no, appare un puntino che torna da Otranto.

Un puntino che torna da Otranto?

E questi chi sono??
È la Odin Finder che avevamo lasciato a 15Mn di fronte a san Foca che rientra, ma si avvicina da Otranto?!
Ci spostiamo sullo storico dei tracciati e scopriamo che le barche volano!
Da 15Mn di fronte San foca la Odin Finder ce la ritroviamo domenica a 0,7Mn dalla costa di fronte ai laghi Alimini, ma non è che è stata ferma, no, ha fatto un po' di avanti e indietro, così per ammazzare il tempo.
Ha lavorato? Ma no, è domenica ,giorno del signore! Non c'è un’ ordinanza che li autorizza a lavorare solo in uno stretto corridoio davanti San Foca?
E prima della ripresa dello storico del tracciato, che ha fatto?
A questo non sappiamo rispondere ma siamo fiduciosi, la provvidenza ci darà una risposta a breve.
In conclusione, noi non possiamo dare risposte inappuntabili, semplicemente perché non è nostro compito. Semmai,  ci aspettiamo, insieme a tutti i cittadini che domenica hanno immortalato quanto avveniva a pochissime centinaia di metri dalla costa, che le autorità competenti risolvano tutti questi quesiti argomentandoli con dati oggettivi e non con una bella storiella, anche perché il Comune di Melendugno ha presentato una richiesta di accesso agli atti a tutti gli enti preposti.
Probabilmente qualcuno pensa che non riusciremo a fermare TAP, ma non pensi di riuscire a prenderci in giro. 


sabato 22 febbraio 2014

MARE, NAVI E LO STRANO CASO DEL PETROLIO: LA NOSTRA VOCE ARRIVA FINO A LONDRA

di MARCO SANTORO VERRI




Scusate il ritardo, rieccomi a scrivere sul blog.

Oggi, 22 febbraio dell’anno del Signore 2014, è il giorno sulle criticità ambientali e sociali indetto dal movimento no TAV. Per noi del comitato no TAP è stato naturale aderire all’iniziativa  e questo pomeriggio saremo a Lecce,ore 18:00 in piazza Sant'Oronzo, per un presidio con altri amici che lottano per le altre criticità ambientali.

Saremo lì anche per testimoniare solidarietà ai ragazzi della Val Susa ingiustamente accusati di TERRORISMO grazie alla legge nascosta dietro al femminicidio, trucco subdolo del governo uscente per proteggere interessi privati. Un recinto conta più delle persone e delle loro proteste, in Italia i cittadini sono solo clienti che non hanno diritto di lamentarsi.



Tornando a TAP, COSA è ACCADUTO IN QUESTO PERIODO DI APPARENTE SILENZIO?

giovedì 20 febbraio 2014

NON VOGLIAMO LE COMPAGNIE PETROLIFERE! - Una comunità italiana dice NO al gasdotto

di Emma Hughes di Platform UK. Traduzione a cura di Maria Stefanizzi

Alessandro Mancini mentre parla sbatte la mano su di un tavolo quadrato in legno. Sono seduta in una calda cucina a parlare di gasdotti con Alessandro e sua moglie Maria. La coppia si è trasferita in Puglia 3 anni fa dalla Danimarca – paese natìo di Maria. La famiglia Mancini, con i 2 figli adolescenti, ha cambiato completamente il suo stile di vita per poter tornare in una terra che Alessandro conosceva sin dalla sua infanzia; hanno lasciato in Danimarca un'attività ben avviata per dedicarsi all’agricoltura biologica. La coppia ha un terreno di 13 ettari che usa per coltivare cicoria, insalata, melanzane, pomodori che poi rivende alla gente del posto ed ai turisti durante la stagione estiva. Hanno anche 200 alberi d’ulivo (pochi se si pensa che buona parte dei proprietari ne possiede almeno 1000)che usano per produrre olio d’oliva - gli scarti della lavorazione delle olive sono usati per scaldare la casa.
I Mancini fuori dalla loro casa
A Maria e Alessandro piacerebbe tanto avere una turbina eolica per produrre l’energia di cui hanno bisogno, ma i costi sono proibitivi – come d’altra parte lo sono per buona parte dei loro concittadini. Questo è un posto dove la gente non ha o, non ha bisogno di molti soldi per vivere.
Buona parte della gente pensa a vivere dignitosamente, non ad accumulare ricchezze. Le case non hanno riscaldamento visto che la gente usa bruciare legna o scarti della lavorazione delle olive per riscaldarsi in una zona dove l’inverno è breve e mite. Questo evita alla gente di spendere grosse cifre per il riscaldamento, mentre l’elettricità resta una delle spese più importanti. L’ambizione di Alessandro di liberarsi dalle fonti fossili e dalle esorbitanti tariffe praticate dalle compagnie energetiche sono cose di cui ho sentito molto parlare nel giro di pochi giorni.
Ho incontrato Maria e Alessandro 2 settimane fa quando sono arrivata da Londra nel comune di Melendugno nell’Italia meridionale. Questo insieme di città e frazioni ha, negli ultimi 3 anni, organizzato silenziosamente una ferma ed impressionante resistenza ad una parte di una immensa infrastruttura – il gasdotto Euro-Caspian Mega Pipeline. Il gasdotto, se costruito, percorrerà più di 4000km partendo dalle coste dell’Azerbaijan sul mar Caspio, passando per Georgia, Turchia, Grecia, Albania, attraversando il mare Adriatico, per approdare nella località di San Foca nel comune di Melendugno. La cosa non finisce qui perché il gas verrà pompato, attraverso un altro gasdotto, dal sud al nord Italia.
Platform UK nell’ultimo anno ha osservato il progetto “Euro Caspian Mega Pipeline” ed ha incontrato gli attivisti di ”Azerbaijani democracy” che ci hanno raccontato che il petrolio ed il gas della nazione sono stati usati per rafforzare la posizione del repressivo dittatore Ilham Aliyev. I cittadini di Melendugno su questo sono avanti rispetto a noi – hanno iniziato ad organizzarsi contro questo gasdotto tre anni fa.
Ma la loro storia inizia ancora prima, con la costruzione di una centrale di smaltimento rifiuti (Ecolio) a Melendugno. L’impianto arrivò senza preavviso e senza alcuna autorizzazione da parte della comunità locale. Un imprenditore comprò un pezzo di terra ed improvvisamente sbucò l’impianto. Quando la comunità si rese conto di quello che stava accadendo era oramai troppo tardi. L’episodio sconcertò la popolazione al punto da convincerla che qualsiasi nuovo progetto sarebbe stato attentamente valutato prima della sua realizzazione. Molta gente del posto ha amici che vivono nella vicina città di Brindisi dove sorge una centrale a carbone che crea grossi danni alla salute della popolazione.



Tracciato on-shore di TAP
Quindi quando nel 2010 un abitante del posto scoprì che Trans-Adriatic Pipeline (TAP) – un segmento cruciale del gasdotto Euro-Caspian Mega Pipeline – sarebbe approdato proprio in zona, si formò rapidamente un gruppo per analizzare cosa questo progetto avrebbe comportato. Inizialmente il gasdotto doveva approdare a Brindisi, ma nel 2010 si decise di cambiare destinazione preferendo la meno sviluppata Melendugno. La comunità scoprì inoltre che TAP non era l’unico progetto ad interessare la zona ma che nella vicina Otranto, distante pochi chilometri, sarebbe arrivato il gasdotto della Poseidon Oil. Mentre i dettagli su Poseidon sono molto scarni (non si sa neanche da dove arriverà l'approvvigionamento) è invece chiaro che la Puglia è stata destinata, dalle compagnie energetiche, ad approdo per gasdotti. La gente del posto è riuscita a far rigettare il progetto Poseidon per ben due volte, ma ha dovuto spostare l’attenzione su TAP, dal momento che a migliaia di chilometri di distanza, sia il regime di Aleyev che BP hanno deciso che bisogna portare il gas in Europa. Diverse piccole associazioni attive sul territorio (reAzione, Tramontana) si sono unite per formare il Comitato No TAP – alcune erano associazioni ambientaliste, altri erano gruppi politici ed altri erano gruppi di cittadini. Il risultato? Un gruppo di persone ben organizzato che non solo è fermamente contrario ad un progetto energetico di origine fossile ma allo stesso tempo cerca delle soluzioni alternative.
Le parole di Maria Mancini:
E’ pazzesco, non c’è logica in tutto questo. Rovinerà il paesaggio e la gente. La gente che vive qui non vuole questo progetto. Ce lo rifileranno perché non siamo abbastanza ricchi e forti da farci ascoltare quando diciamo di no.”

Forse non è ricca, ma la gente di Melendugno è dannatamente organizzata. Hanno già prodotto un'obiezione alla valutazione d’impatto ambientale (VIA), un documento di 80 pagine in cui si evidenziano i vari problemi derivanti dall’impatto di queste compagnie sul territorio. BP, Aliyev e il consorzio TAP non riusciranno a fare indisturbati i propri comodi in questo meraviglioso scorcio d’Italia.

giovedì 13 febbraio 2014

intervista a Marco su IDEA giornale albanese.



Perché siete contro il progetto TAP che passa attraverso l'Albania per raggiungere l'Italia?

Buongiorno, sono Marco e faccio parte del comitato No TAP che qui in Italia si oppone alla costruzzione del Trans Adriatic Pipeline.Quando tre anni fa abbiamo iniziato la nostra lotta, contro il gasdotto,  lo abbiamo fatto spinti dalla voglia di difendere l’ambiente, perchè non capivamo come poteva, un progetto così grosso e industriale, inserirsi in una terra da sempre agricola, di pesca e da qualche anno molto spinta verso il turismo.
Per poterci opporre a tale opera abbiamo dovuto studiarne il progetto, gli asset societari, i fondi con cui verrà finanziato.
In breve tempo ci siamo ritrovati a informarci e a studiare anche geopolitica.
Da quel momento la nostra battaglia ha preso una visione più ampia, meno territoriale, più volta verso gli interessi comuni.
TAP dovrebbeessere finanziata da Project Bond, fondi della comunità europea considerati ad alto rischio (si veda il progetto Castor in Spagna). Quindi soldi pubblici nelle mani di soggetti privati.
TAP trasporterà solo il 2% del fabisogno Europeo, e la su destinazione non è ne Albania, ne Grecia tantomeno Italia, ma l’Hub del gas europeo in Austria. Ci vogliono far credere che avremo la diversificazione dell’approvigionamento del gas per poter avere sconti in bolletta, nel frattempo si firmano nuovi accordi con la Russia.
Si calpesta la dignità delle persone, si calpesta il diritto di una popolazione o delle popolazioni di decidere il proprio sistema di sviluppo, per cosa? Per una presunta strategia energetica europea, strategia che, se si va a vedere bene, non esiste, ma esiste un sistema ben oleato di far transitare soldi in paradisi fiscali. TAP ha sede a Baar (CH), noto paradiso fiscale, ed ha un asset societario per nulla chiaro.
I governi di Albania, Grecia e Italia, per poter avere questo progetto, hanno dovuto firmare degli accordi con l’Azerbaijan, un paese sotto una dittatura parlamentare, un paese che non rispetta i diritti umani e dove è soppressa ogni forma di protesta contro il presidente Ilham Aliyev, figlio del presidente uscente Heidar Aliev, la loro famiglia da sempre ha affari nel mondo del gas.

Secondo voi quali sono i rischi, perché in Albania, è visto come un progetto storico per la nostra regione che aumenterà l'occupazione e riduzionera gli prezzi del gas?
           
Come dicevo, quello della riduzione del prezzo del gas è solo un miraggio. Come potrebbe un maggiore approvigionamento e una maggiore diversificazione abbassarne il prezzo dato che è vincolato al quello del petrolio?
La farsa dell’occupazione poi è fantastica, parlano di corsi di formazione per preparare le ditte interessate alla costruzione mentre i lavori dovrebbero iniziare nel 2015, mi sorge qualche dubbio, dubbi che aumentano quando leggi sull’ESIA del progetto che hanno paura di tenzioni sociali per le possibili mancate aspettative occupazionali.
Puntano a farvi vedere un’opportunità di sviluppo e premono sul tasto occupazionale nella stessa maniera in cui lo fanno qui, promettono posti di lavoro a ditte (da rumors, le promesse per le ditte italiane sarebbero quelle di andare a lavorare alla realizzazione del gasdotto da voi in Albania (!!?) ).
Per conoscere meglio gli aspetti finanziari del progetto vi invito a visitare il sito di Recommon- www.recommon.org e le loro pubblicazioni sull’energia.

Perché pensi che l'Albania è in pericolo? Hai rapporti?

Spiegato che i rischi economici sono uguali per Italia, Grecia, e Albania, vediamo anche l’aspetto ambientale in Albania.
Per poterci opporre a TAP, come dicevamo, abbiamo dovuto studiare a fondo la situazione e considerare il progetto nel suo insieme, dalla partenza in azerbaijan fino al suo arrivo sul nostro territorio. Naturalmente il nostro lavoro di ricerca non avrebbe avuto molto valore se non accertato e coadiuvato da un equipe di 40 esperti chi nel settore energetico, chi in quello ambientale, chi in quello tecnologico.
Per questo ci siamo avvalsi delle conoscenze e dell’esperienza del Prof. Borri che ha coordinato tutta l’equipe.
Il professor Borri ha studiato insieme a noi il progetto e ha messo a disposizione la sua preparazione dai suoi studi si evince che: “Da notare, peraltro, che il gasdotto TAP AG, che dal confine Greco-Turco a Kipoi si spinge verso est – verso l’Adriatico nel quale dovrà immergersi – quando arriva a una certa distanza dal mare della Grecia, pregevole e rinomato per turismo può dirsi al pari di quello Salentino, devia per andare in Albania per quindi di lì – non dalla Grecia e dalle sue pregevoli località costiere – immergersi in Adriatico dopo aver valicato prima i monti alla rilevante quota di ben 1.800 mslm, massima su tutto il tracciato di quasi 900 km del tratto di gasdotto preso in carico dalla TAP AG, e poi le pianure dell’Albania: può ipotizzarsi, conseguentemente, che la deviazione Greco-Albanese dello sbocco costiero in Adriatico sia non casuale ma chiesta dalla Grecia per  proteggere la propria costa e il proprio mare, e le proprie comunità e economie costiere dalla parte più invasiva dell’infrastruttura, ossia dalla parte sottomarina con le sue due testate di partenza dalla e di approdo sulla costa”(dal contro-rapporto per la Valutazione di Impatto Ambientale). In più mi sorgono dubbi su come si possa realizzare un gasdotto sulle montagne albanesi e lungo il canale tra Fier e Otranto che possono essere considerati a rischio sismico.

Quale il rischio per l'Italia? E la Grecia?

Ritorniamo sugli aspetti economici. L’italia ha solo da rimetterci da questo gasdotto. Per Albania,  Grecia e Italia non sono previste forniture di gas e tanto meno un abbassamento del suo prezzo; in Italia, in più, non esiste un progetto che colleghi TAP dall’approdo alla rete nazionale e questo progetto, con il conseguente raddoppio della linea Italiana che dovrebbe portare il gas in Austria, lo dovrebbe costruire la ditta italiana Snam con i soldi dei contribuenti, quindi con un + in bolletta e se il progetto, in fase realizzativa, avesse dei problemi estranei al progetto stesso (vedi terremoto o altre calamità), grazie ai Project Bond, sarebbero i tre stati contraenti l’accordo a dover pagare (ci rifacciamo sempre all’esempio di Castor in Spagna).
I danni per l’ambiete sono in mare, perchè verrà posato un tubo, e questo tubo passerà a diverse profondità e per avere una stabilità sarà fermato con del calcestruzzo e altro materiale. E, sulla terra ferma,sarà fatto uno squarcio nelle piantagioni di ulivi (fonte di reddito per molti Italiani) e nelle zone di interesse ambientale e naturalistico con la presenza di fitta macchia mediterranea (sono solo 9 i km interessati da TAP, ma a questi vanno aggiunti quelli che occorrrono per arrivare alla rete Europa a Minerbio – centro nord Italia-). In Grecia il Gasdotto passerà per una delle zone più fertili e produttive e il suo passaggio interesserà 610 km. Si tenga presente che non è solo la lunghezza a preoccupare ma anche la larghezza avendo lo scavo un’area di asservimento di 100 metri circa su cui sarà impossibile piantare alberi e costruire case.

Quali misure state prendendo contro TAP?

Per opporsi a multinazionali del profito, per opporsi a chi calpesta la dignità delle persone imponendo progetti che hanno il solo fine di spostare enormi capitali, l’unico modo è quello di cercare di capirne sempre di più, informarsi e informare, fare rete con le diverse associazioni che si battono per gli stessi diritti, siano esse in Italia, Albania o Grecia. Il progetto va studiato in tutti i  particolari, da quello economico a quello ambientale e va fermato ovunque ci sia una lacuna nel progetto o nell’iter autorizzativo. Nella nostra protesta non ci sono forme di violenza e ci opponiamo con le idee e con lo studio, sensibilizzando la popolazione e, come dicevo, cercando di fare rete anche con le altre nazioni. Il nostro sogno sarebbe di riuscire a trovare gli oppositori a questo progetto anche in Azerbaijan, ma la vedo dura visto chi governa in quella regione.

Come la vedete il futuro della regione se TAP si realizzerà come progetto?

La costruzione di TAP parte dall’Italia e dal suo approdo, poi si andrà a ritroso verso i giacimenti azeri. Noi non daremo vita facile a questa realizzazione perchè sappiamo che è in gioco molto, non solo l’ambiente, ma anche il rischio di dover subire il cambio nella vita. La nostra terra (salento) è stata sempre dedita ad agricoltura e pesca, ora è anche una zona turistica, non possiamo e vogliamo diventare una zona industriale grazie alla realizzazione di un gasdotto con una centrale di 12 ettari. Non vogliamo aggravare la situazione ambientale pugliese che già subisce una centrale a Carbone, un sito siderurgico e uno petrolchimico che inquinano e sono causa di tumori. E non vorrei che nella vostra nazione, con la scusa del ricatto occupazionale, con la scusa del progresso, possano avere lo stesso atteggiamento.

Trovi il supporto per opporsi? Che pensano gli italiani? E che cosa si fa a convincere gli albanesi e greci contro di TAP?

Come spesso accade in tutto il mondo, le persone preferiscono vivere tranquille senza il peso di una lotta. Sono disincantate e subiscono quasi passivamente le scelte cadute dall’alto, quasi una rassegnazione una sfiducia.
Noi siamo partiti nello scetticismo totale, abbiamo lavorato in questi tre anni per fermare e informare. Abbiamo bloccato il primo progetto Italiano di Tap ed a gennaio il secondo, grazie ad osservazioni e mobilitazione di genti.
Adesso la gente ha più fiducia e ci segue, ci invita a incontri per conoscere il problema, facciamo più rete con chi, in Italia e nel resto del mondo si oppone questo sistema di sviluppo che vede i cittadini lontani dalle decisioni che contano.
I Greci e gli Albanesi non dobbiamo convincerli, sono loro che devono iniziare ad informarsi su cosa sta accadendo sul loro territorio, sono loro ad avere il polso della situazione, noi saremo ben lieti di aiutare e unirci per fermare questo mostro di nome TAP.



Perfavore mi presenti le tue conoscence del settore?

Il comitato è formato da semplici cittadini, ognuno con il suo carico di esperienze in ambito alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente e le lotte nel sociale.è formato da tecnici, operatori turistici, o artisti, come nel mio caso. Naturalemente ci si avvale dell’esperienza e delle competenze di professori universitari e altre figure professionali.

Grazie per lo spazio concesso al nostro comitato e invitiamo i lettori a venirci a trovare sulle pagina facebook del comitato no tap


Grazie!

Dorina Bilbili